Essendoci l’obbligo di coro e laudabiliter extra Chorum, durante l’ora
canonica di prima si legge quotidianamente, come è noto, il martirologio, prima del verso Pretiósa [1]. La
vigilia del Natale la proclamazione del martirologio assume tratti caratteristici
particolarmente solenni annunziandosi, per il giorno a venire, la nascita del
Cristo, essa è propria e caratteristica di tale giorno, neppure per motivo di
maggiore solennità tale particolare cerimonia può essere spostata al giorno del
Natale con l’uso dei paramenti bianchi [2]. La
cerimonia si trova descritta da diversi autori, Léon Gromier [3]
ritiene che le fonti normative siano da rintracciarsi nel Martyrologium Romanum e nel Directorium
Chori. Il Martyrologium – la cui
paternità è attribuibile al cardinale
Cesare Baronio - dall’epoca tridentina in poi conobbe diverse edizioni; per
quanto riguarda l’annuncio della vigilia nulla muta se non, come vedremo il
tono delle sole parole ove si annunzia la natività: “Natívitas Dómini nostri
Jesu Christi secúndum carnem” che - come vedremo – conobbero una revisione
novecentesca. Dal momento che la frase è modulata sulla melodia del punctum del chronista del Cantus
Passionis, le edizioni successive alla restaurazione e pubblicazione di
questa avvenuta nel 1918 [4], la
adottano (siamo nella fase attuativa della riforma generale del canto
gregoriano voluta da san Pio X, l’edizione che usiamo, cfr. nota 1, rispecchia
tale criterio). Il Directorium Chori [5] è un libro di
produzione tardo cinquecentesca che fu compilato da un allievo del Princeps Musicæ Giovanni Pierluigi da
Palestrina: Giovanni Domenico Guidetti. Questi, bolognese di nascita, si era
trasferito a Roma una volta ordinato sacerdote ove divenne cantore e quindi beneficiato della
Basilica Vaticana. Egli, da conoscitore degli usi e dei manoscritti, si curò di
raccogliere un volume utile per le
diverse ufficiature riportando le intonazioni per l’ebdomadario, i beneficiati
e i cappellani cantori come illustra nella sua dedica, della seconda edizione
riveduta [6], al cardinale
arciprete di allora Evangelista Paleotta, l’opera del Guidetti ebbe la sua
importanza sulle sorti successive del gregoriano per la riduzione delle
raffigurazioni musicali a vantaggio della interpretazione ritmica di gusto
mensuralistico tipica di quell’epoca; sempre allo stesso Guidetti si deve la
compilazione del Cantus Passionis in
uso fino all’inizio del Novecento. [7] Con la riforma della musica sacra il Directorium Chori non conobbe la
restaurazione, sicché le ultime edizioni vennero stampate dall’editore Pustet
di Ratisbona [8]; esso resta sicuramente
valido e utile per le indicazioni cerimoniali[9]. La
melodia del canto del Martyrologium è
assai semplice ed è la stessa con la quale vengono proclamate le lezioni al
mattutino: la corda di recita (do)
viene abbassata di una quinta al punctum [10]. Nello stesso modo
si proclama anche la vigilia di Natale ma alle parole “In Béthlehem Judæ
náscitur ex María Vírgine factus Homo”, la corda di recita viene portata dal do
al fa, chiudendo l’ultima sillaba sul
si bemolle. Ivi la rubrica dice che
le ultime parole, come prima si diceva, vengono cantate sul tono del canto
della Passio.
(tono precedente la riforma del canto gregoriano) |
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Dal punto di vista cerimoniale la funzione della vigilia ha una solennità inusuale per un’”appendice” di un’ora minore quale appunto è prima. Al momento opportuno entra in coro un sacerdote parato di piviale violaceo [11] che porta innanzi al petto il Martyrologium Romanum, egli è accompagnato da due chierici che reggono i lembi del piviale stesso. Egli potrà, nelle chiese cattedrali e collegiate, essere un canonico o un beneficiato, juxta ecclesiarum consuetudinem [12]. Lo precedono due accoliti che recano i candelieri con i ceri accesi e il turiferario. Giunto in coro, salutati gli ecclesiastici, pone il libro su un leggio coperto di un panno viola messo nel mezzo, impone l’incenso, benedicendolo con la consueta formula Ab illo benedicáris, e turifica il testo [13], inizia la proclamazione stando in piedi tutti coloro i quali stanno in choro. Giungendo alle parole “In Béthlehem Judæ” tutti, eccetto il sacerdote che lo proclama e gli accoliti [14], genuflettono per levarsi alle parole “secúndum carnem”, a questo punto genuflette anche il sacerdote cantore. Il sacerdote, con quanti l’anno accompagnato, salutato il coro e l’altare ritornano alla sagrestia. La parte restante della lezione è proclamata da un lettore stando tutti seduti [15]. Mario Righetti ricorda che durante questo “annunzio ufficiale” del Natale, stando a un Ordinario della chiesa di Chartres, i corali si prostravano per un lungo tempo recitando privatamente salmi e orazioni e si erigevano al segnale dell’abate o del priore [16] , tale prostrazione è attestata ancora nel XVIII° secolo a Rouen, segnatamente nella chiesa di Saint Lô, officiata da canonici regolari [17]. Nella basilica di S. Pietro vi era consuetudine di far proclamare l’annuncio a un canonico, la prosecuzione della lezione spettava a un beneficiato[18]. Presso i francescani l’annunzio, giusta la consuetudine, poteva esser fatta anche da un diacono purché sia “in canendi arte peritissimo” [19] proprio dai discepoli del Serafico Padre trascrivo una melodia particolarmente ornata per tale occasione.
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Lo stesso volume riporta per esteso
il tono del Martirologio successivo all’annuncio. Anche in questo caso si
tratta di una melodia piuttosto scarna a vantaggio di un incedere spedito;
ritengo non si tratti di un tono esclusivo della congregazione cassinese tant’è
che l’ho rinvenuto in una raccolta del monastero territoriale della SS. Trinità
di Cava dei Tirreni [25] che,
certo è solo un’ipotesi, potrebbe averlo mutuato durante il turbolento e
conflittuale periodo di unione alla
congregazione di S. Giustina. Riporto la melodia delle prime frasi del canto
del Martirologio mediante la quale si potrà facilmente eseguire nonché la fase
finale con la risposta.
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Del testo dell’annunzio natalizio
sarà interessante avere qui a disposizione la traduzione italiana:
«Nell’anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l’anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Abrámo, l’anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d’Israele dall’Egítto, l’anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l’anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell’Olimpíade centesimanovantesimaquarta; l’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l’anno quarantesimosecondo dell’Impero di Ottaviáno Augústo, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione (Qui tutti genuflettono), in Betlémme di Giuda nacque da María Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne (Qui tutti si alzano).» [26].
Il benedettino Gueranger fa notare che in questa occasionela Chiesa adotta la cronologia
dal testo dei Settanta e non quello della Vulgata
che vorrebbe la nascita del Redentore collocata quattromila anni dopo la
creazione [27].
Francesco G.Tolloi
francesco.tolloi@gmail.com
«Nell’anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l’anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Abrámo, l’anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d’Israele dall’Egítto, l’anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l’anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell’Olimpíade centesimanovantesimaquarta; l’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l’anno quarantesimosecondo dell’Impero di Ottaviáno Augústo, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione (Qui tutti genuflettono), in Betlémme di Giuda nacque da María Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne (Qui tutti si alzano).» [26].
Il benedettino Gueranger fa notare che in questa occasione
Francesco G.Tolloi
francesco.tolloi@gmail.com
[2] cfr .: Sacra Congregazione
dei Riti Decreto 22 gennaio 1707, n. 2176 (Decreta
Authentica Congregationis Sacrorum Rituum, vol. II, Romae, Propaganda Fide,
1908, p. 4.
[4] Cantus Passionis Domini Nostri Jesu Christi,
Romæ, Typis Polyglottis Vaticanis, 1918.
[5] G. GUIDETTI, Directorium
Chori ad usum Sacrosanctae Basilicae Vaticanae, et aliarum
Cathedralium, et Collegiatarum Ecclesiarum, Romæ, Apud Robertum
Granjon, 1582.
[6] G. GUIDETTI, Directorium
Chori ad usum omnium Ecclesiarum, tam Cathedralium, quam Collegiatarum secundum
in lucem editum,, Romæ apud Franciscum Coattinum, 1589.
[7] M.C. CALABRÒ, Guidetti Giovanni Domenico, in Dizionario biografico degli italiani, LXI, Roma, Istituto
dell’enciclopedia italiana, 2004, pp.
192-193.
[9] L.
GROMIER, Commentaire, cit., p. 349.
[10] La melodia si trova
diffusamente descritta e notata in: Antiphonale
Sacrosantæ Romanæ Ecclesiæ pro Diurnis Horis, Romæ, Typis Polyglottis
Vaticanis, 1912, pp. 30*-33*.
[11] Qualora viga la
consuetudine è tollerato che il
sacerdote cantore indossi anche la stola sotto il piviale, cfr .: Sacra
Congregazione dei Riti Decreto 12 novembre 1831, n. 2684 (Decreta Authentica Congregationis Sacrorum Rituum, vol. II, Romæ,
Propaganda Fide, 1908, p. 240.
[12] A.
MORETTI, Cæremoniale juxta Ritum Romanum,
Taurini, Marietti, 1938, vol. III, pp. 4-5.
[13]
Presso i carmelitani scalzi è attestato l’uso di incensare il libro una volta
annunciate le calende e la luna, cfr: Ordinarium
seu Cæremoniale Fratrum Excalceatorum Ordinis Beatissimæ Virginis Mariæ de
Monte Carmelo, Romæ, ex Typographia Pontificia in Instituto Pii IX, 1910,
p. 8.
[14]
Secondo L. GROMIER, Commentaire, cit.
p. 349, anche gli assistenti del sacerdote cantore rimangono in piedi,
riteniamo per il motivo che reggono le estremità del piviale.
[15] Tra
i diversi autori di manuali di sacre cerimonie che hanno descritto la funzione
si distingue per dovizie di particolari e per il dichiarato intento di riferire
gli usi delle basiliche patriarcali e delle altre basiliche dell’Urbe: P.
MARTINUCCI-G.B. MENGHINI, Manuale
Sacrarum Cæremoniarum, editio tertia, Ratisbonæ-Romæ-Neo Eboraci, Pustet,
1912, vol. II, pp. 148-149.
[16] M.
RIGHETTI, Manuale di storia liturgica,
Milano, Ancora, 1955, vol. II, p. 51.
[17] S. DE MOLÉON, Voyages Liturgiques de France, Paris , Florentin Delaulne,
1718, p. 393.
[18] I. BOURGET, Cérémonial des évêques, Paris, Lecoffre, 1856, p.308.
[19] Cantorinus ad usum Chori, Tornacii,
Desclée, 1907, p. 76. La melodia, qui arricchita dai segni dell'interpretazione
ritmica solesmense, si ritrova anche in Antiphonale
Romano-Seraphicum, Tornacii, Desclée, 1928 p. [183]-[186]. Ivi pure viene
ribadita la possibilità data al diacono di cantare il martirologio in tale
occasione.
[20] Cantus Monastici Formula, Tornaci,
Desclée, 1889, p. 24.; è da aggiungersi anche un tono raccolto tra le
modulazioni recenziori riportato a p. 85.
[21] Cantus Monastici Formula, cit., p. 25.
[22] B. REISER, Laudes Festivae, Romae, Typis Polyglottis Vaticanis, 1932, pp. 1 e
ss..
[23] B. REISER, Laudes
Festivae, Romae, Typis Polyglottis Vaticanis, 19402, pp. 3 e
ss..
[24] Liber Choralis
Cantorum usui accomodatus ad Divinum Officium
peragendum in Cathedrali Ecclesia S. Archicoenobi Casinensis, Monte Cassino, Typis eiusdem Archicoenobi, 1933 e ss.
[25] Liber Choralis
Sacri Monasterii SS. Trinitatis Cavae, Cava dei Tirreni, Manuscripti
instar, 1942, pp. 22 e ss..
[26] Martirologio Romano, Quarta edizione
italiana, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1955, p. 333.