lunedì 29 dicembre 2025

Il canto del Te Deum nella variante della città di Trieste.

Così l’ho sempre sentito cantare a Trieste, città che, quasi cinquanta tre anni fa, mi diede i natali. Non è certamente una melodia autoctona: la si sente in molti posti e, se ci si fa ben caso, la si esegue in modo simile ma mai uguale. Tante variazioni ad una stessa melodia che porterebbero quasi a dire “posto che vai Te Deum che trovi”. Quindi, ben lungi da voler dire come va cantato, vengo semplicemente ad esporre come si canta(va) nelle parrocchie cittadine di Trieste; uso l’aggettivo “cittadine” proprio perché non so per certo se vi fossero altre variazioni melodiche in centri appartenenti al territorio della diocesi tergestina (ad esempio Muggia), men che meno nella estensione storica della stessa. Assieme a due cari amici cantori concittadini, Ivo Borri e Diego Tissini, ho ritenuto, nell’imminenza dell’ultimo giorno dell’anno civile, in cui tradizionalmente si canta, semplicemente di riordinarlo e dargli un assetto fruibile “ne pereat”. Tutto qua. Unica cosa che ho abbozzato è una ricerca sulle fonti bibliografiche in mio possesso e perciò da me immediatamente raggiungibili, le elenco in ordine di pubblicazione.

La prima di esse è il Cantus Monastici Formula, Tornaci Nerviorum, Desclée Lefebvre, 1889. Si tratta di un “cantorino” ad uso della congregazione benedettina cassinense: a mio parere è la fonte più interessante, non fosse altro perché la più datata. Il volume è, sostanzialmente, una silloge di toni comuni: si va da melodie per le Lezioni di mattutino, per il canto dell’Epistola, del Vangelo, delle Lezioni delle “Tenebræ” ecc. La raccolta è sostanzialmente divisa in due parti: la prima raccoglie le modulazioni più antiche della congregazione, la seconda è dedicata alla riproduzione delle “melodiæ quædam recentiores” (laddove fanno capolino moduli salmodici “irregolari” a doppia corda di recita della tradizione di alcuni monasteri, formule per il Benedicamus, altri toni per le pericopi scritturali). Del “nostro” Te Deum vi è l’indicazione musicale della prima strofa (pag. 22): diversamente dalla vulgata triestina, la corda qui si abbassa dal do al si sull’seconda sillaba di “Deum” e figura un podatus (la-si) sull’ultima sillaba di “Dóminum”, tutta via la melodia è perfettamente riconoscibile. Molto interessante la rubrica che lo precede e che ne indica la destinazione: a fine di Mattutino “In Festis minoribus et in Dominicis diebus solet cani sequens”. Tale precisione è chiaramente indizio di utilizzo e non si tratta semplicemente di un qualcosa messo là al solo scopo di essere raccolto!

Pressoché coeve altre due fonti: in entrambe la melodia del Te Deum è qualificata come popolare: la prima è il Liber Cantus, Vicenza, Associazione Italiana di Santa Cecilia, 1932 laddove, il modulo melodico, è rappresentato su notazione “moderna”, come peraltro l’intera opera, in pentagramma (pag. 995), la seconda ci porta nuovamente tra i cassinesi, e più precisamente all’arcicenobio di Montecassino, incontrovertibilmente uno dei luoghi più significativi della tradizione benedettina. Si tratta del Liber Choralis Sancti Archicœnobi Casinensis, s.l. [Montecassino], Typis Archicœnobi, 1933. Si tratta, come già per il primo testo, di un “cantorino” di utilizzo monastico, ricco di toni peculiari e caratteristici, qui troviamo il Te Deum “tono populari”, esplicitato melodicamente strofa per strofa (pagg. 181 e ss.) con indicazione modale. Ometto di indicare qui identità, analogie e differenze: la melodia è perfettamente riconoscibile.

La quarta fonte bibliografica ci porta ancora in ambito monastico. Si tratta del “cantorino” della Badia di Cava dei Tirreni: Liber Choralis Sacri Monasterii SS. Trinitatis Cavæ, S.L. [Cava dei Tirreni], Manuscripti instar, 1942. Qui troviamo la melodia del Te Deum a pagg. 171 e ss.

La quinta ed ultima pubblicazione riguarda un’opera di un sacerdote del clero del Patriarcato di Venezia sul c.d. “canto patriarchino” nella sua variante veneziana: M. Dal Tin, Melodie tradizionali Patriarchine di Venezia, Padova, Panda, 1991. Qui una melodia che si riconosce come “parente” di quella fin qui riferita, si trova a pagg. 42 e ss. Don Mario Dal Tin ci dà, oltre alla notazione strofa per strofa, anche uno “schema” di cui qui riproduco una scansione per coglierne le sfumature e diversità.

Schema melodico del Te Deum di Venezia


È immediatamente percepibile il maggiore sviluppo che ne enfatizza la ricchezza e la solennità. La domanda sorge spontanea: si tratta di uno sviluppo posteriore di una melodia più semplice o la più scarna non rappresenta che la semplificazione di quella più ricca. Allo stato attuale della mia conoscenza ritengo impossibile dare una risposta. Ma non è l’unico piccolo mistero in questa vicenda. Il lettore paziente avrà notato che su cinque testimonianze bibliografiche, più della metà (tre su cinque!) provengono da ambiente monastico. La domanda che mi pongo, anche in questo caso destinata ad essere irrisposta, è se tale Te Deum “tono populari”, sia nato - come il nome, appunto, parrebbe suggerire, tra il popolo per poi essere portato tra le mura del monastero o se, viceversa, abbia fatto il percorso esattamente inverso.

Quali che siano le risposte sulle origini e le più o meno nobili ascendenze di questo Te Deum, ritengo che costituisca una testimonianza della fede della nostra gente e mi auguro che il mio modestissimo lavoro contribuisca, in qualche misura, a scamparlo dall’estinzione.

 

Francesco G. Tolloi

francesco.tolloi@gmail.com

 

Ripromettendomi di cantarlo assieme a degli amici e registrarlo per poi implementarlo come parte di questo mio contributo, offro due possibilità di download


Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)

Te Deum (Trieste)




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