Sul numero odierno del settimanale della diocesi di Trieste “Vita Nuova” con il quale ho occasione di collaborare, è apparso un mio articolo [qui] che - con il consenso dalla testata disponibile in questo travagliato periodo gratuitamente online [qui] - pubblico mettendo a disposizione dei lettori del mio blog.
F.G.T.
Coimbra 1317. Un’opprimente cappa di morte grava sulla fiorente città lusitana per l’epidemia di peste che, come falce nel grano, miete gran numero di vittime spargendo sgomento e terrore. La paura e l’incertezza, che regnano sovrane incontrastate, hanno varcato anche le robuste mura del monastero di Santa Clara a Velha fondato dalla regina consorte Santa Elisabetta del Portogallo, luogo che ella stessa elesse per la vita religiosa una volta rimasta in vedovanza. La badessa è tormentata poiché sentimenti di paura si sono impossessati delle religiose e paventa che il contagio pestilenziale possa raggiungerle: il morbo è nei pressi ed anzi il convento si trova circondato di persone ammalate in gran numero. In questi concitati momenti ella medita se sia il caso di sciogliere le monache dagli obblighi claustrali dando loro la possibilità di riparare e scampare alla morte. È in questi frangenti e con uno stato d’anima tormentato che la portinaia ode picchiare l’uscio del cenobio. A presentarsi alla soglia un mendicante rivestito di abiti laceri e consunti. Alla portinaia e alle consorelle balza agli occhi un dettaglio: il viandante tradisce una spiccata somiglianza con l’apostolo San Bartolomeo raffigurato nella chiesa conventuale. Il viandante intrattiene le religiose con accenti rassicuranti e rimette alla loro custodia un foglio ripiegato raccomandandole la recita della preghiera vergata su di esso, con la rassicurazione che, così facendo, saranno protette dall’intercessione della Vergine. Le monache, una volta spiegata la carta, vi trovano le parole della “Stella coeli”: da allora quella formula fu posta in apertura ed in chiusura delle ore canoniche dell’ufficiatura corale della comunità di Santa Clara a Velha: di lì a poco la violenta stretta del morbo si attenuò fino a cessare.
A darcene testimonianza è padre Francesco dei Gonzaga di Gazzuolo (+ 1620), già Ministro Generale dei Minori Osservanti, nel terzo volume del suo “De origine Seraphicae Religionis Franciscanae”. Sebbene si trovino riscontri del testo della “Stella coeli” anche in ambiente certosino, possiamo ritenere che il testo faccia parte a pieno titolo del patrimonio devozionale dei francescani. Lo suggerisce la ricorrente presenza del testo nei libri dell’Ordine: fino al principio del Novecento era normale trovarla nell’appendice del Breviario dell’Ordine Francescano assieme ai formulari usualmente apposti in tale parte per lo più tratti dal Rituale come, ad esempio, l’Assoluzione sacramentale, la benedizione “ad omnia” ecc. (Qui ho utilizzato: Breviarium Romano-Seraphicum, Romae-Tornaci, Desclée, 1901, p. [172] e s.)
“Stella coeli” è classificata come antifona, viene seguita da un versetto ed un’orazione alla Vergine. A ciò segue un’altra antifona, questa volta dedicata a San Rocco da Montpellier (“Ave, Roche”), poi si ripete il breve schema di prima con un’orazione a questo santo, particolarmente invocato nelle epidemie.
Vediamo da vicino il testo dell’antifona mariana tradotta in lingua corrente e rileviamone alcuni aspetti: «La Stella del Cielo, che allattò il Signore, distrusse la peste mortifera, che fu introdotta nel mondo dal progenitore degli uomini. Si degni ora la stessa Stella di placare il cielo, che adirato contro la terra distrugge i popoli con la crudele piaga di morte. O pietosissima Stella del mare, tu scampaci dalla peste. Ascolta le nostre preghiere, o Signora, perché il tuo Figlio ti onora non negandoti nulla. O Gesù salvaci, perché per noi prega la Vergine Madre.». Maria è la stella, figura piuttosto ricorrente nella liturgia (basti pensare all’Inno “Ave Maris stella”), probabilmente riconducibile all’epoca medievale in cui si riteneva che il nome ebraico Miryam stesse a significare, per l’appunto “stella” e, in particolare “stella del mare”. Ma nel testo sotto la nostra attenzione l’immagine della stella evocata ha un riferimento nella sapienza medica dell’epoca che vista con i nostri occhi di uomini del XXI secolo può quasi far sorridere. Tra le cause remote della pestilenza del XIV secolo si individuava una particolare congiunzione dei “pianeti freddi” (tale era l’opinione, ad esempio, della facoltà medica parigina), Maria dunque verrebbe ad essere proprio quella stella capace di contenere gli altri corpi celesti. Va evidenziato il riferimento all’episodio delle nozze di Cana: il Figlio nulla nega alla Madre, una madre qui contemplata in quello che è un atto materno per eccellenza, quello di allattare la sua creatura.
In questi giorni in cui imperversa la pandemia da Covid-19 la “Stella coeli” ha conosciuto una nuova notorietà. Sarà sufficiente fare una ricerca su “Google” per evincersene e constatare il numero di risultati in termini di pagine web. Questo ci dice due cose: la prima che evidentemente questo testo, dopo più di sei secoli, è ancora in grado di parlare al cuore degli uomini e la seconda, forse più importante, che l’uomo nel bisogno volge naturalmente lo sguardo alla madre: Maria è quella madre la quale, come direbbe San Bernardo da Chiaravalle, mai nessuno è ricorso invano (cfr. “Memorare o piissima”). Ad occuparsene anche il quotidiano “Avvenire” che ha mosso dalla melodia diffusa dal gregorianista e musicologo padre Matteo Ferraldeschi OFM che ha diffuso su youtube una registrazione di una sua esecuzione. Si tratta di una melodia semplice e sillabica del primo modo gregoriano che si trova in una silloge ad uso dei minori (Cantuale Romano-Seraphicum, Parisiis-Tornaci-Romae, Desclée, 19513, pp.122 e s.) e che ha riscontro anche in altre raccolte di ambito minoritico anche con varianti poco significative (es. in Chorale Seraphicum, Mechliniae, Typographia Provinciale, p. 47 e s.).
Allargando la ricerca ad altri testimoni in miopossesso, sempre di ambito francescano, ho rinvenuto altri due toni: va sicuramente notato che la “Stella coeli” ebbe anche fortuna in ambito della musica “figurata” (es. Johann Chilian Heller, Gregorio Pucciati, Michael Haydn ecc.), segno di una presenza costante nella devozione. Ho pensato di condividere un opuscolo pieghevole la cui notografia è realizzata con l’applicativo GregorioTeX. Mediante il ricorso a questo sistema sono riuscito ad accantonare sistemi obsoleti che mi costringevano ad emulazione nell’emulazione del sistema operativo (sic!). Il sistema è molto versatile sia sotto il profilo della scrittura musicale che per quanto concerne le opzioni di output di grafica, certo entrarne nella mens ed imparare a piegarlo alle esigenze non è stato facile. Non ce l’avrei mai fatta senza la disponibile pazienza del mio caro amico Gianluca Gortan Cappellari cui va la mia immensa gratitudine ed al quale dedico questo mio modesto contributo.
Francesco Tolloi
francesco.tolloi@gmail.com
(sotto alle immagini gli interessati troveranno i link per scaricare l'opuscolo stampabile in due versioni a seconda dell'esigenza)
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