mercoledì 27 agosto 2025

De profundis tenebrarum. Sequenza in onore di Sant'Agostino (dal repertorio agostiniano).

 Alla vigilia della festa di Sant'Agostino Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa, essendo assiso sul soglio di San Pietro un papa agostiniano, ho pensato di condividere con i miei lettori una sequenza in onore di questo grande Santo conservata nel repertorio liturgico della famiglia religiosa che da lui prende il nome.

L'ho trascritto dal Proprium Missarum et Officiorum Ordinis Eremitarum Sancti Augustini jussu Reverendissimi Patris Prioris Generalis P. Mag. Eustasii Esteban editum, Tornaci, Desclée, 1926, pagg. 128 e ss.

Trattasi di un testo non del tutto sconosciuto, per altro messo in musica, ad esempio, da Michael Haydn (1737-1806) e dal capodistriano Antonio Tarsia (1643-1722) qui presentato nella sua versione "gregoriana" nella restituzione solesmense.

Questo mio post vuole essere una sorta di "messaggio nella bottiglia"...chissà che qualche comunità agostiniana imbattendosi in questo blog non decida di cantarlo? Ma se l'utilizzo originario come sequenza spetta agli agostiniani, non vieta ad altri di adoperarlo come canto aggiuntivo (ad esempio all'offertorio) celebrandosi la Messa del grande vescovo di Ippona cui si attribuisce la celebre massima "qui cantat bis orat". Di un utilizzo in questa fattispecie più allargata si ha anche contezza storica, visto che tale brano lo si riscontra anche in una raccolta francescana dei primi del Novecento pur con una melodia differente (cfr. Cantus Varii Romano-Seraphici, Tornaci, Desclée, 1902, pagg. 193 e ss.).

Metto dunque a disposizione dei miei lettori la possibilità di effettuare il download in due modalità: l'opuscolo con le trascrizioni e lo stesso già correttamente imposto per la stampa, su formato A4, con successiva piegatura.

Chi desiderasse i files in formato gabc, utili soprattutto qualora si volesse dare una diversa veste grafica, può richiedermeli a mezzo email.

Sancte Augustíne, ora pro nobis.


Francesco G. Tolloi

francesco.tolloi@gmail.com


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sequenza sant'agostino

sequenza sant'agostino

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venerdì 8 agosto 2025

Due toni di tradizione cassinense per il canto del Credo

Ripiegato tra le pagine di un mio vecchio Graduale Romanum con supplemento monastico, ho ritrovato qualche tempo fa un piccolo opuscolo, di cui avevo perso memoria, riportante due melodie, destinati ad libitum  alla congregazione benedettina cassinese, per il canto del Credo.

Lo scarno opuscoletto dal titolo Duos cantus Symboli ex antiquis codicibus monasteriorum Italiæ excerpti a S.R.C. approbati, Tornaci, Descléé [s.d.], è stampato su una carta di scadente qualità come spesso accadeva all'epoca, caratterizzata da una esuberante percentuale di lignina che ha reso l'esemplare tanto friabile da spezzarsi.

La fragilità del testimone e non da ultimo la gradevolezza delle melodie, sono state decisive nel persuadermi a compiere un'operazione di trascrizione confidando in un utilizzo propriamente liturgico in un futuro prossimo.

Come detto non si tratta di nulla di più che di un lavoro "artigianale" di trascrizione privo di velleità filologiche, certamente un confronto con i codici potrebbe far chiarezza circa l'origine e la diffusione di tali melodie per il canto del Credo. Esse in ogni caso si situano in quella ricca tradizione liturgico-musicale del monachesimo cassinense di cui, limitandoci anche, grossomodo, solo allo scorso secolo si ha contezza sfogliando ad esempio: Cantus Monastici Formula, Tornaci, Desclée Lefebvre, 1899 ed il Liber Choralis, Archicœnobi Casinesis, 1933 ove si possono reperire toni salmodici "irregolari" propri della congregazione ed un una messe che definirei lussureggiante di recitativi liturgici e molto altro.

Metto dunque a disposizione dei miei lettori la possibilità di effettuare il download in due modalità: l'opuscolo con le trascrizioni e lo stesso già correttamente imposto per la stampa, su formato A4, con successiva piegatura.

Chi desiderasse i files in formato gabc, utili soprattutto qualora si volesse dare una diversa veste grafica, può richiedermeli a mezzo email.

Francesco G. Tolloi

francesco.tolloi@gmail.com


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canti del credo cassinensi

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giovedì 12 giugno 2025

I Vesperi di Sant’Antonio da Padova nella tradizione dei Minori Conventuali.

 Nessuna pretesa di ricostruzione filolologica e tantomeno di restituzione gregorianistica sono sottese alla proposta di questi Vesperi per la festa di Sant’Antonio da Padova (13 giugno). È un semplice lavoro di trascrizione di una fonte novecentesca che ci permette di prendere contezza di come fossero celebrati i Vesperi di quello che è uno dei santi più amati ed invocati al mondo, nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali che proprio a Padova si onorano di custodirne le venerate spoglie e più insigni reliquie, presso la magnifica basilica del “Santo”. 

L’opera da cui ho tratto la trascrizione fu curata da padre Giacomo Gorlatto, frate minore conventuale originario di Pola che, all’epoca della redazione era “direttore di canto sacro” presso la sullodata basilica patavina, come possiamo leggere dall’introduzione di padre Domenico M. Tavani, Ministro generale dell’Ordine. Si tratta di un volume che raccoglie tutto l’Ufficio musicato nonché la Messa di Sant’Antonio ed una breve silloge di cantici in suo onore: Officium et Missa in Festo Sancti Antonii Patavini Conf. et alia cantica in ejusdem honorem, Romæ, Typis Polyglottis Vaticanis 1930. 

Come precisato si tratta della tradizione “conventuale” che differisce da quella dei “minori” tout court (a sua volta, perlomeno fino a una certa epoca, abbastanza variegata), i conventuali - imitati più tardi dai Cappuccini - infatti, per diverse ragioni, nel XVIII secolo, intesero abbandonare gli antichi uffici ritmici medievali. Tra questi ultimi citati si annoverano senz’altro quelli di San Francesco [1] e di Sant’Antonio composti dal celebre fra Giuliano da Spira. Pur non avendo effettuato specifici confronti, ipotizzo – salvo meliore judicio – che i testi siano quelli che si trovano nel nuovo Breviario dei Conventuali del 1741 che accolsero gli uffici composti del bolognese padre Antonio Azzoguidi [2].  Qui mi sono limitato ad un mero confronto con i libri liturgici conventuali novecenteschi in mio possesso: i testi coincidono nel Proprium Officiorum del 1951, eccezion fatta per l’antifona al Magníficat

Il motivo di tale discrepanza va ricercato in una ragione semplice e facilmente individuabile: nel 1946, papa Pio XII, annoverò Sant’Antonio tra i dottori della Chiesa, per tale ragione, come facilmente immaginabile, fu adottata come antifona al Magníficat in utriusque Vesperis, “O doctor óptime” comunemente utilizzata per tale categoria del santorale [3]

Le antifone al cantico però, riportate dal padre Giacomo Gorlatto, per i primi e secondi Vesperi, furono mantenute nella festa della Traslazione di Sant’Antonio del 15 febbraio [4]

In questi particolari tempi che vedono riaccendersi fiducia e speranza per la libertà della liturgia tradizionale - che annovera anche le legittime e venerande peculiarità locali e degli Ordini - dopo l’ingiustificabile vessazione che ha ferito la Chiesa ed i suoi fedeli, voglia essere anche questo modestissimo lavoro, un voto al Santo dei miracoli affinché conceda alla Chiesa di Dio pace, unità e vera concordia.

Sancte Antóni, ora pro nobis!

 

Francesco G. Tolloi

francesco.tolloi@gmail.com

 

> Scarica l’opuscolo con i Vesperi di Sant’Antonio (O.F.M. Conv.)

> Scarica l’opuscolo, preparato per la stampa e piegatura, con i Vesperi di Santi’Antonio (O.F.M. Conv.)

 

Su questo blog: La benedizione dei Gigli nella Festa di Sant’Antonio.


Per informazioni e richieste dei codici GABC, potete contattarmi alla mia email.

 

 



[1] L’Ufficio di San Francesco, in notazione gregoriana, fu curato ed annotato dal padre Eliseus Bruning O.F.M. : Officium ac Missa de Festo S.P.N. Francisci, Tornaci, Desclée, 1926 e, con eccezione del Mattutino, confluì nell’ Antiphonale Romano-Seraphicum, Tornaci, Desclée, 1928.

[2] Poggio questa ipotesi sulle analogie che si evincono dalla lettura di: G. CAMBELL – F. CASOLINI, Liturgia di San Francesco d’Assisi, Arezzo, La Verna, 1963, pagg. XXIV e ss. I Cappuccini, cui si è fatto riferimento nel testo, utilizzavano lo stesso testo dei Conventuali, anche se le differenze melodiche, rispetto all'opera del padre Giacomo Gorlatto, risultano spesso abbastanza marcate; cfr. Proprium Missæ ac horarum Officii diurnarum cum cantu ad usum FF. MM. Capuccinorum, Tornaci, Desclée, 1925, pagg. 122 e ss.

[3] Cfr. Proprium Officiorum ad usum Ordinis Fratrum Minorum Conventualium, Pars Æstiva, Romæ Marietti, 1951, pag. 76.

[4] Cfr. Proprium Officiorum ad usum Ordinis Fratrum Minorum Conventualium, Pars Hiemalis, Romæ Marietti, 1951, pagg. 134 e 142.


VESPERI SANT'ANTONIO (O.F.M. CONV.)

VESPERI SANT'ANTONIO (O.F.M. CONV.)

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