Sino alla riforma liturgica tridentina ,che senza dubbio portò a un ridimensionamento volto a una "normalizzazione", su paradigmi identificati aprioristicamente come ideali, notevolmente ampie erano state nello scorrere dei secoli le fioriture dei testi liturgici in uso nella Chiesa, tra queste un posto di indubbio rilievo è individuabile nei “tropi” che assieme alle sequenze, ridotte con il messale di San Pio V a quattro (poi ampliate nel XVIII secolo a cinque) costituivano il tratto caratteristico della produzione liturgica basso medievale e che si riscontra sino ai primi testimoni a stampa dell’età moderna di epoca pretridentina.
Il tropo, dalla parola greca τρόπος (cambio) è un’ interpolazione posta nell’ambito di un testo liturgico e fu un fenomeno di “fioritura” che interessò sia le parti dell’ ordinarium missæ [1] che del proprium [2] per giungere persino alle pericopi scritturali. Essi, generalmente composti in ritmo poetico e melodicamente omogeneo allo stile del canto liturgico interpolato, rappresentano dei tentativi sia di fornire una didascalia al testo che viene “farcito”, sia un tentativo di solennizzazione e ci testimoniano sicuramente uno slancio e una tensione tipici dell’epoca in cui essi proliferarono.
I tropi qui presentati “Gregórius præsul” e “Sanctíssimus” si situano prima dell’introito “Ad te levávi” della I Domenica d’avvento e spesso si trovano fisicamente collocati, ora uno ora l’altro, all’apertura del Graduale, il libro che raccoglie i proprii delle messe ordinati, secondo la pia tradizione, da San Gregorio Magno, per il corso dell’anno liturgico. In questo caso le composizione che non si pongono tra le parole del testo ufficiale ma si presentano come un ideale preludio, pertanto è da ritenersi che possano essere utilizzati, scegliendone uno, al momento in cui il sacerdote, dopo aver effettuato l’aspersione domenicale, riveste i paramenti per iniziare la Messa.
Buon Sacro tempo dell'Avvento a tutti.
Veni Dómine, noli tardáre !
Francesco G. Tolloi
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[1] Celebri in tal senso i tropi del Kýrie che finirono per conferire i nomi alle diverse messe del Kyriale comprese quelle ad libitum, ad esempio la XVII, usata nelle domeniche d’avvento e quaresima: Kýrie, salve sempérque præsénti turmæ eléison. È opportuno segnalare un’opera piuttosto recente che li raccoglie: A. STINGL jun., Tropen zum Kyrie im Graduale Romanum, Regensburg, EOS Verlag Sankt Ottilien, 2011.)
[2] Per i tropi dell’Introito, ad esempio, si veda: F. HABERL, 86 Tropi Antiphonarum ad Introitum usui liturgico accommodati, Roma, Pontificio Istituto di Musica Sacra, 1980 (da esso ho trascritto il brano “Gregórius præsul”).
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